Via IV Novembre, 69, 18100 Imperia IM
+393925683923
P.IVA/C.F. 01756540082
ittrfr

Caos sulle autostrade in Liguria, vertice al Mit

Caos sulle autostrade in Liguria, vertice al Mit

Il ministrero dei Trasporti convoca Aspi – La denuncia del mondo imprenditoriale e delle professioni genovese

Caselli chiusi, tratte a una corsia, code interminabili. Si tenta di porre un rimedio al caos ligure delle autostrade che sta impattando sulla difficile ripresa turistica ed economica. Il Mit ha convocato Autostrade per l’Italia per ottimizzare le azioni da intraprendere in materia di verifiche nelle gallerie liguri e piano di mitigazione dei disagi alla circolazione stradale. «Il Mit – si legge nella nota del ministero – ha mantenuto contatti costanti con i gestori autostradali per assicurare lo svolgimento delle verifiche limitando, al contempo, i disagi al traffico».

Durante l’incontro verranno condivisi i riscontri tecnici eseguiti dall’Università di Pescara sulla metodologia di ispezione delle gallerie. In particolare tale modalità, indicata dal Ministero, assicura verifiche veloci

che, si legge nella nota del Mit «potranno permettere l’ultimazione delle ispezioni entro il prossimo 15 luglio, con rilevanti benefici per l’utenza e senza compromettere la conoscenza delle infrastrutture». Per le tratte interessate dalle ispezioni e dai cantieri Aspi «ha già adottato misure di esenzione del pedaggio che, in relazione alle specifiche contingenze, potranno essere estese». Infine «è stato potenziato l’impegno della società a assicurare la massima informazione sulle interruzioni, in modo da favorire l’impiego della viabilità alternativa».

La denuncia delle imprese

Di certo c’è che il mondo imprenditoriale e delle professioni genovese, con in testa Confindustria e Camera di commercio, dice basta al disastro infrastrutturale che, con la débacle del sistema autostradale ligure, bloccato in questi giorni da decine di cantieri aperti e tratte chiuse, sta minando, oltre alla logistica delle merci, perfino la ripresa turistica post Covid della regione. Una situazione a cui si aggiungono opere non finite o non avviate e il nodo della concessione per l’apertura del nuovo ponte di Genova.
Il mondo produttivo non ne può più; e per questo ha redatto il Libro bianco sulle infrastrutture liguri per uscire dall’isolamento, che sarà firmato venerdì dalle associazioni di categoria e dai sindacati e sarà poi recapitato al presidente del Consiglio e al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Un testo in cui, tra l’altro, si chiederà, per la Liguria la perequazione infrastrutturale.
A spiegarlo sono Luigi Attanasio, presidente della Cciaa, il segretario generale dell’associazione, Maurizio Caviglia, e il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini. La perequazione infrastrutturale, sottolineano, è prevista nell’articolo 22 della legge 42/2009; e ha lo scopo di garantire a tutti i territori le stesse condizioni per favorire lo sviluppo infrastrutturale, al fine di permettere all’Italia intera di essere competitiva e connessa. Formulate soprattutto nell’ottica di colmare il divario tra l’offerta infrastrutturale delle regioni del Sud rispetto a quella del Nord, le disposizioni dell’articolo 22, dicono i rappresentanti delle associazioni «si adattano perfettamente alle attuali condizioni infrastrutturali in cui si trova la Liguria».
In pratica, il Governo dovrebbe dichiarare, a fronte delle criticità infrastrutturali della regione, lo stato di non-continuità territoriale per la Liguria, che consente, in virtù della legge citata, di erogare supporti economici all’area, specifici per le infrastrutture, senza che questi siano considerati aiuti di Stato dall’Ue. Erogazioni che dovrebbero essere impegnate per portare a compimento tutte quelle opere, una dozzina, che sono considerate essenziali per la regione.
«Tra le opere che noi consideriamo fondamentali da portare avanti – dice Attanasio – c’è, in primis, la Gronda di Genova, per la quale tutto è pronto e gli espropri sono stati fatti: manca solo il via libera del Mit, legato alla vertenza tra Governo e Aspi; poi il nuovo ponte, che sta per essere terminato, ma per entrare in funzione deve essere dato al concessionario (cioè in teoria Aspi, che però era stata esclusa per decreto dalla gara per la ricostruzione, ndr); e ancora il tunnel della Val Fontanabuona, per risolvere i problemi del Levante genovese e del Tigullio». Per quanto riguarda, poi, il trasporto su ferro, «alcune opere essenziali – prosegue Attanasio – sono legate al completamento del terzo valico dei Giovi: il quadruplicamento della tratta Voghera-Pavia, per non creare lì un collo di bottiglia, e il nodo ferroviario di Genova, che fa parte dell’ultimo miglio, verso mare, del valico e, secondo il concessionario, non ha stanziamenti adeguati all’entità dei lavori da fare. E poi ci vogliono il raddoppio della ferrovia Andora-Ventimiglia, già progettato e il riassetto della linea pontremolese. Dopo la realizzazione del nuovo ponte, Genova è guardata da tutti come un modello ma, per quanto riguarda le infrastrutture, è trascurata dal Governo».
Nonostante il crollo del ponte Morandi nel 2018, aggiunge Mondini, «Genova ha reagito, ricostruendo il viadotto in tempi record. Mentre il Governo, che aveva promesso di sciogliere il nodo delle concessioni ad Autostrade prima entro dicembre 2019 e poi per fine gennaio 2020, non ha ancora risolto niente. Abbiamo autostrade che sono nella top ten di quelle più pericolose in Italia (A10, A12 e A7 tra le prime quattro e A6 al 10° posto, ndr) e una rete che, negli ultimi 30 anni non ha avuto adeguati interventi di manutenzione. Questo, oltre al Morandi, ha provocato cedimenti e crolli, con la chiusura parziale della A26 e della A6. Ora, dopo l’emergenza Covid, il Mit ha cambiato i criteri di monitoraggio sulle 285 gallerie della rete ligure e, con una programmazione folle dopo il lockdown, ha aperto cantieri, sulla A10, sulla A12, sulla A7 e sulla A26, che in questi giorni hanno completamente bloccato il traffico».
Una situazione, sottolinea, da parte sua, Caviglia, «che porta la rete a un tale stato di stress da aumentare il rischio di incidenti. Per ovviare a questa situazione venerdì firmeranno il Libro bianco le associazioni degli industriali, dei commercianti, degli artigiani, degli agricoltori, della cooperazione, della logistica, delle libere professioni e le organizzazioni sindacali».